Budapest attacca Repubblica. Il centrosinistra: “Inaccettabile”

ROMA – Il giorno dopo, nonostante la presenza della registrazione video, il governo ungherese critica l’intervista al primo ministro ungherese Viktor Orbán pubblicata ieri da Repubblica bollandola come «manipolazione politica» volta a «screditare l’Ungheria, una nazione che si batte costantemente per la pace, la stabilità e l’interesse nazionale».
A contestare il lavoro del nostro giornale è Balazs Orbán, consigliere politico del premier ungherese. «Le fake news colpiscono ancora: l’obiettivo è chiaro, dividere e indebolire i leader che sostengono la pace», scrive su X accusando Repubblica e altri media ungheresi di aver attribuito a Orbán «parole che non ha mai pronunciato, trasformando persino una propria domanda in una citazione falsa». «Un esempio da manuale di come i media liberali distorcono i fatti per mettere i leader orientati alla pace gli uni contro gli altri e attaccare coloro che sostengono il dialogo, la sovranità e la stabilità», sottolinea il consigliere. Anche se le parole (e i sottotitoli) da lui stesso riportati confermano il contenuto dell’intervista. Ma per Budapest — che due giorni fa aveva contestato anche il lavoro di Report — Repubblica avrebbe «deliberatamente distorto» le parole del premier: «Il giornale — insiste il consigliere di Orbán — ha spacciato la propria interpretazione per una citazione».
Alle contestazioni di Budapest risponde Elly Schlein: «È inaccettabile ogni forma di ingerenza e di intimidazione nei confronti della libertà di stampa e dell’indipendenza dei media italiani. Mi aspetto — spiega la segretaria del Pd — che anche Meloni e il governo italiano difendano il quotidiano e, soprattutto, questi valori fondamentali che dovrebbero essere pienamente rispettati e condivisi da tutte le forze politiche». Interviene anche Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana e deputato di Avs: «Conosciamo bene le iniziative dei consiglieri del primo ministro ungherese: li abbiamo visti all’opera per contrastare la verità sulla vicenda che ha portato Ilaria Salis nelle terribili carceri di Orbán».
Da Italia viva le capigruppo Maria Elena Boschi e Raffaella Paita affermano: «Stupisce» che di fronte a «un grave segnale di intolleranza verso la libertà di stampa» e «ad attacchi di un Paese straniero a uno dei nostri valori costituzionali, il governo dei sovranisti non abbia nulla da dire». I membri della commissione Vigilanza Rai del M5S ricordano che «da Budapest arrivano bordate contro la stampa italiana. Il tutto proprio mentre Orbán è a Roma e da palazzo Chigi non si alza una voce di protesta». Chiosa Riccardo Magi (+Europa): «Orbán, paladino delle democrazie illiberali, non può mettere il bavaglio alla stampa italiana».
La Repubblica




